GUERRILLA RADIO, il blog di Vik
Ho conosciuto Vik come blogger alcuni anni fa. L’ho conosciuto solo virtualmente, così come ho conosciuto virtualmente tanti blogger. Ora non ricordo come mi sono trovata a frugare fra i suoi scritti, probabilmente è successo in occasione della morte di Tiziano Terzani, giornalista e scrittore che amavo e amo molto. Vik scrisse per lui un breve saluto all’epoca.
Il mondo dei blogger è un mondo particolare, ma magari mi capiterà di parlare di questo in altre occasioni. Per un po’ di tempo abbiamo frequentato lo stesso aggregatore di notizie. Un “luogo virtuale” dove è possibile segnalare articoli o altro e che funge o dovrebbe fungere da cassa di risonanza per far conoscere ciò che viene pubblicato in rete. Solitamente i blogger segnalano i PROPRI articoli, perché possano acquisire visibilità.
Parlerò di lui per come l’ho visto e l’ho percepito come blogger, ovviamente non posso parlare riferendomi a com’è veramente perchè non posso saperlo. Non posso sapere di nessuno com’è realmente, neppure le persone a me più vicine, figuriamoci poi qualcuno la cui conoscenza è inevitabilmente indiretta e filtrata.
Vik è sempre stato un partigiano, nel senso che non ha mai avuto paura né esitazione a schierarsi. Come blogger è chiaro, poetico ma molto concreto. Chi ha acquistato e letto il suo libro può apprezzarne lo stile, stile che conosco attraverso il suo blog, da cui fondamentalmente sono tratti i suoi articoli. I contenuti non danno mai adito a interpretazioni: ciò che pensa scrive, ciò che leggi è così, parola per parola.
Negli aggregatori, quando inseriva un suo articolo, solitamente si scatenava un casino della malora proprio per questa sua caratteristica partigiana. Lui argomentava con decisione e sangue ma mai con rabbia. Parlava di un argomento che non conoscevo e del quale ero molto poco informata. Per ragioni “genetiche” son stata filoisraeliana: mio nonno era un grande ammiratore delle capacità degli israeliani, delle loro doti organizzative, del loro ingegno. Mio padre ha ereditato quest’ammirazione e ha seguito gli sviluppi delle vicende per molti anni. Io conoscevo praticamente solo ciò che sentivo da mio padre e ciò che passavano alla TV.
Leggere gli articoli di Vik mi ha spesso messo pulci nell’orecchio e a poco a poco ho cominciato a guardare la situazione sotto un profilo differente. In questo sono stata anche aiutata dal fatto che, da alcuni anni, non guardo la TV e raccolgo le informazioni che mi interessano solo in rete.
Vik è diventato una fonte di informazioni, divulgate e rilanciate attraverso il web, attraverso il tam-tam fatto tra blogger, attraverso le segnalazioni agli aggregatori. Nello stesso tempo, poichè è “un blogger”, per noi è stato sempre e comunque una persona che è entrata nella nostra cerchia di affetti e questo comporta che tutto ciò che dice non sia semplicemente una notizia, ma quasi una confidenza.
E così è stato che abbiamo cominciato a leggere la sua firma “restiamo umani” alla fine di ogni post, così che abbiamo conosciuto le sue attività, il suo modo di impegnarsi e di andare proprio nei luoghi ove si svolgevano e si svolgono i fatti di cui parla. Il suo punto di vista, molto semplicemente, è quello di un testimone oculare. E questo ha un peso notevole.
Abbiamo cominciato ad aver paura per la sua vita in vari momenti della sua avventura a Gaza, cercavamo le sue notizie, se non ne trovavamo cercavamo notizie SU di lui. Ci arrivavano messaggi che rilanciavamo, messaggi in cui, a volte, semplicemente faceva sapere di essere ancora vivo. Abbiamo saputo in questo modo della sua prigionia, della fuga, del suo rientro a Gaza e di tutto cià che poi è successo a partire da circa un anno fa.
Attraverso i suoi messaggi, attraverso la conoscenza personale sebbene così insolita che abbiamo noi blogger di lui, la situazione a Gaza non è stata più un “problema di equilibri politici nel medio oriente”, non più dei comunicati stampa o dei servizi ai TG. Attraverso questa strana forma di amicizia indiretta che avviene fra blogger, i fatti di Gaza hanno cominciato a prendere corpo, sangue e sudore, le “vittime” sono diventate attraverso i suoi occhi persone che sono state ferite o uccise. Ciò che i media hanno disumanizzato, Vik ha fatto tornare umano.
Venerdì sera ho partecipato a entrambi gli incontri a Cagliari. Soprattutto al primo ho riflettuto su alcune cose, molto marginali devo dire. Ho pensato a quanto sia strano l’essere umano. C’era qualcuno, fra coloro che hanno parlato prima di lui, che ha palesemente approfittato della situazione per propagandare se stesso e non per presentare Vik o la situazione a Gaza. (Non chiedetemi di dire a chi mi riferisco perché non lo farò manco sotto tortura). Lui ascoltava con pazienza – ed io invece di pazienza ne avevo davvero poca. Poi, quando ha parlato lui, ho notato la grande differenza. Lui non era lì per se stesso, semplicemente. Non metteva quasi nulla di se stesso, ma tutto ciò che riportava aveva importanza solo nel momento in cui serviva per testimoniare.
Praticamente si è rivelato esattamente come si mostra in rete.
Nel parlare, nel rispondere mette sangue ma non odio. Non gli ho sentito una parola di odio nei confronti degli israeliani, sebbene fosse evidente che odiasse con tutte le sue forze le loro azioni. Ribadisce sempre che l’unica forma di lotta sensata è il boicottaggio economico. Credo di aver capito che rifiuti la prospettiva di una lotta violenta non tanto perchè sia “un pacifista” ma perché è illogica e inutile quando non decisamente dannosa.
Sono riuscita a salutarlo personalmente (oddio… un amico mi ha letteralmente spinta davanti a lui…) e mi sono molto sorpresa del fatto che lui ricordasse il nik con cui sono conosciuta in rete. Mi sono resa conto ancora di più che i legami fra noi blogger sono reali, sebbene siano coltivati in modo insolito.

Dono il suo abbraccio a tutti gli amici blogger
Leggo spesso articoli che mirano a screditare la rete, gli aggregatori, FB, i blog. E’ vero che a volte le opportunità della rete possono essere usate male, ma come ogni cosa: un coltello può essere usato per tagliare il pane o per uccidere. Ma mi chiedo anche se tanta campagna mediatica contro la rete non nasca proprio dal fatto che grazie ad essa possiamo avere informazioni “vive”, attraverso le parole di testimoni come Vik, possiamo diffonderle, contribuendo a smascherare le menzogne. Lui ha ripetuto spesso che a Gaza è diventato giornalista per caso e per necessità, visto che nessun giornalista era presente. Ripenso a Tiziano Terzani e capisco che Vik è diventato giornalista in QUEL senso, di QUELLO stampo, e probabilmente oggi come oggi l’unico modo per fare giornalismo vero è quello di esserci trascinati per i capelli quando sei impegnato a sopravvivere.
Mi chiedo se i denigratori siano consapevoli del fatto che, cercando di controllare la rete, di fatto riportano alla disumanizzazione gli eventi, trasformandoli in vuote parole dei libri di storia.
Io sono un piccolissimo puntino nella rete, un puntino periferico e ben poco importante, ma tutti noi naviganti di internet costruiamo, chi nel poco e chi nel molto, un tessuto di connessioni che ci permette di conoscere, di comprendere, di pensare, di… restare umani. Ognuno di questi puntini è umano e tutti noi lo sentiamo molto profondamente.
E tu, Vik, resta vivo perché invece tu sei importante davvero.
Grazie
Uyulala
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chissà che emozione!!
Forse sia solo sognatori: convinti di trasformarci da minuscoli puntini periferici non importanti (se da soli) in un tessuto di conoscenze e conoscenza e INFORMAZIONE (se uniti)… ma sognare fa bene… e conoscenze, anche solo virtuali, come quelle di Vik sono importanti!!!
Un abbraccio a te e un grazie per averlo abbracciato anche per noi che non abbiam potuto!
Lisa
per Saamaya Si, mi sono emozionata molto. Soprattutto perché è vivo. Ho avuto molta paura per lui, come molti blogger che lo seguono. Mi ricordo che ci scambiavamo le informazioni e ogni volta ci chiedevamo se fosse ancora vivo…
per Lisa
credo che attraverso me abbia riconosciuto proprio quei puntini che, ognuno nel loro piccolo, lo hanno sostenuto.
Tu sai bene che gli affetti in rete non sono per nulla virtuali, no?
Bellissimo questo post, emozionante.
Vittorio mi piacerebbe tanto poterlo incontrare, un giorno.
E non solo lui
Grazie
Un sorriso a modo mio
C.
Carlo ci sono molti blogger che amo e che per me sono veramente amici speciali. Mi piacerebbe incontrarli, un giorno
Mi piacerebbe incontrare te, un giorno 🙂
Carissima, proprio oggi ha scritto ad un’amica che, a differenza di tanti che vanno in tv a parlar male di un luogo che non conoscono (il virtuale) io credo fermamente che in rete le emozioni siano molto reali (nel bene e nel male)… e se poi gli incontri riescono a spostarsi al di qua dei monitor…. 😀
Lisa
ok, devo comprare un biglietto per Pisa 😀
E’ una persona in gamba, coraggioso ha rischiato la vita diverse volte, per i suoi ideali, e per ciò in cui crede.. un modello per restare umani appunto.
nino
Ciao Nino!
pensavo proprio a questo: quante seghe mentali riusciamo a farci, noialtri, invece??? Eh…
Mi segno qui il link di OKNOtizie, mi ero disabituata alle discussioni…
http://oknotizie.virgilio.it/info/8d40a7908416193/sacro_profano_restiamo_umani_-_vittorio_arrigoni_nei_cuori_dei_blogger.html